Il pasubio


Il Pasubio è un massiccio calcareo situato al confine tra le province di Vicenza e Trento, delimitato dalla Val Leogra, Passo del Pian delle Fugazze, Vallarsa, Val Terragnolo, Passo della Borcola, Val Posina e Colle Xomo. Congiunge le Piccole Dolomiti all’Altopiano di Folgaria. È stato un importante luogo dei combattimenti della prima guerra mondiale.

Caratteristiche morfologiche
Le pendici sul fronte veneto del gruppo sono molto scoscese, di carattere prettamente dolomitico e dalle caratteristiche guglie, forre e gole, soprattutto sul versante meridionale. La parte superiore è invece costituita da un piccolo, ondeggiato altopiano intorno ai 2000 metri di altitudine, in cui si alternano alcuni crinali ad ampie conche prative, spesso usate come pascoli.
Caratteristiche sono le valli laterali, impervie e scoscese, che offrono infinite possibilità di accesso alla parte più alta del monte. Di particolare interesse sono sul versante meridionale la Val Fieno, la Val Canale e la Val Fontana d’Oro, la Val Sorapàche, la Val Caprara e la Val Gulva in quello orientale; la Val delle Prigioni, la Val di Piazza e la Val dei Foxi in quello occidentale.

Resti di Opere belliche
Un’altra considerevole opera bellica del Pasubio è costituita dal sistema sotterraneo dei due Denti. Si tratta di due speroni rocciosi che superano di poco i 2200 metri, sul crinale principale, posti l’uno di fronte all’altro, divisi da una selletta. Dopo le prime fasi del conflitto il dente meridionale (Dente Italiano) fu fortificato dagli italiani e quello settentrionale dagli austriaci, (Dente Austriaco) da cui i loro nomi. Si tratta di vere e proprie fortezze naturali, in cui furono scavati ricoveri, postazioni d’artiglieria e feritoie.

In particolare nella seconda fase del conflitto, in corrispondenza dell’inverno 1917-18, furono teatro di una guerra parallela denominata “guerra sotterranea” o “guerra delle mine”, in quanto da ambo le parti vi era il progetto di arrivare a far saltare con l’esplosivo le postazioni nemiche. Così ancor oggi è possibile individuare (con la guida di un esperto e con molta cautela) le gallerie austriache, con la Ellison che costituisce il tratto principale in direzione del Dente Italiano. Mentre quelle austro-ungariche seguivano un certo progetto iniziale, le gallerie italiane sono contorte e intricate, dovuto evidentemente al fatto che furono scavate come gallerie di contromina, per porre rimedio ai tentativi nemici di far saltare il Dente. Il Dente Italiano è inoltre collegato dalla Galleria Papa alla retrostante Cima Palon, il cui accesso è ben segnalato appena sotto il punto più alto del Pasubio.
La guerra di mine fu caratterizzata da numerosi scoppi e alterne vicende fino alla grande mina austriaca del 13 marzo 1918, quando cinquantamila chilogrammi di esplosivo squarciarono l’avamposto del Dente Italiano.

Un secondo, considerevole sistema sotterraneo si può individuare nel Monte Corno Battisti, così denominato in quanto fu teatro, nel 1916, della cattura da parte delle truppe imperiali dell’irredentista trentino Cesare Battisti, arruolato con il ruolo di tenente nel battaglione alpino Vicenza. L’entrata a questo labirinto sotterraneo è nota solo a pochi esperti, in quanto le gallerie del Corno denominato “Battisti” sono molto più pericolose e soggette a crolli rispetto a quelle dei due Denti.

Oltre alle numerose opere belliche secondarie che si possono trovare in numerose parti del Pasubio, dai ricoveri alle trincee, vi sono altre costruzioni successive al conflitto ma direttamente collegate ad esso.

Rinvenimenti archeologici
Il Monte Pasubio, come molte altre aree montane e pedemontane, è stato frequentato sin dall’antichità. Le più antiche frequentazioni sono riferibili al passaggio di cacciatori-raccoglitori del periodo Mesolitico (tra i 10.000 e gli 8.000 anni dal presente). In particolare, i rinvenimenti, costituiti da strumentario litico in selce, si trovano tutti nel territorio amministrativo pertinente alla Provincia Autonoma di Trento: Alpe Pozze, Monte Roite e Col Santo. I materiali sono conservati presso il Museo Tridentino di Scienze Naturali di Trento.