Cenni storici
La Fondazione 3 Novembre 1918 nasce nel 1921 a Firenze, grazie alla lungimiranza del Gen. Co. Guglielmo Pecori Giraldi, che ne ideò il nome, in ricordo e a suggello del suo ingresso a Trento “liberata” il 3 novembre 1918, al comando della 1^ Armata italiana.
Viene eretta in Ente Morale con Regio Decreto n. 95 del 23 gennaio 1921 pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 45 del 23 febbraio 1921.
Il successivo Decreto del Presidente della Repubblica del 3 gennaio 1957, registrato alla Corte dei Conti il 2 febbraio 1957, n. 3, foglio 317 la metterà al riparo dal successivo annientamento dei cosiddetti “Enti inutili”.
Va precisato in proposito che l’Ente Morale nasce su precisa volontà dello Stato italiano il quale induce un soggetto terzo ad occuparsi d’incombenze per il quale il medesimo Stato non ha strumenti periferici idonei, agili, immediati.
Dobbiamo inoltre considerare che in quell’epoca il fenomeno delle attuali e svariate forme di volontariato sociale non avevano ancora avuto inizio e dunque la Fondazione 3 Novembre 1918 assunse fin da subito un ruolo determinante nel contesto del dopoguerra.
Nell’art. 1 si legge infatti che la Fondazione ha in primis lo scopo di “Onorare la memoria dei Caduti nei combattimenti svoltisi sulla fronte della 1^ Armata durante la guerra 1915-1918 mediante la celebrazione degli anniversari con pubbliche cerimonie, conferenze e pubblicazioni relative ai combattimenti stessi; di acquisire proprietà di quei luoghi, dove, per essersi svolta più aspra la lotta, cadde maggior numero di combattenti: di far eseguire ricognizioni per dare onorata sepoltura alla salme che anche dopo il divieto di asportazione nel paese rimanessero sul terreno dove correva la fronte di battaglia della I Armata; di far opera perché sorgano nelle località dell’ex fronte della 1^ Armata più opportune per comodità di accesso, o perché consacrate al sangue dei Prodi, dei monumenti che consacrino alla pietà delle future generazioni i luoghi ove la terra si intrise di sangue italiano, affidandone i progetti preferibilmente ad artisti ex combattenti”.
Fu così che la Fondazione acquisì il terreno della parte sommitale del colle Bellavista, ove costruire il Sacello Ossario che potesse contenere le spoglie dei Caduti della 1^ Armata combattenti sul Pasubio.
Il Sacrario fu il primo ad essere edificato, nei luoghi che furono teatro della Grande Guerra, in quanto solo successivamente lo Stato italiano provvide alla costruzione degli altri Sacrari di Asiago, Tonezza e Bassano del Grappa.
Ancor oggi dunque l’Ossario è di proprietà della Fondazione 3 Novembre 1918 che lo gestisce al meglio dal 1926, data dell’inaugurazione.
Assetto della Fondazione 3 novembre 1918
Molte persone chiedono se la conduzione della Fondazione sia sovvenzionata dallo Stato. Ebbene no, il Ministero della Difesa, attraverso il Commissariato Generale Onoranze ai Caduti con sede a Roma, versa un piccolo contributo annuale al Comune di Valli del Pasubio per la manutenzione della parte sepolcrale, mentre al sostentamento della Fondazione provvedono con quote differenziate il Comune di Vicenza presso il quale la stessa ha sede, in ragione del fatto che il Comando della 1^ Armata fu insediato a Vicenza nel medesimo Palazzo Trissino che oggi ospita la sede centrale dell’Amministrazione Comunale. Concorrono anche il Comune di Rovereto, di Schio, di Valdagno, di Valli del Pasubio e così pure la Provincia di Vicenza e la Provincia Autonoma di Trento.
Risulta così un caso più unico che raro sul territorio nazionale, di un Consiglio di Amministrazione nel quale i Consiglieri anzichè ricevere una indennità di carica o un gettone di presenza debbono invece versare una quota associativa annuale.
Ma da dove derivarono invece i proventi per la costituzione del “fundus” cioè della consistenza patrimoniale che consentì alla Fondazione di nascere? Essi provenivano dal “congelamento” dei proventi degli spacci cooperativi della 1^ Armata che il Comandante Pecori Giraldi aveva provvidenzialmente destinati a questo impiego anziché disperderli in altre iniziative fine a se’ stesse.
Poiché originariamente fra i compiti statutari della Fondazione rientrava pure l’obbligo di:
“dare sovvenzioni agli ex combattenti bisognosi della 1^ Armata, con preferenza agli invalidi e mutilati di guerra nonché alle loro famiglie che versino in più disagiate condizioni economiche: di conferire borse di studio per l’importo da lire 1000 a lire 5000 annue ciascuna a favore di studenti figli di ex combattenti che abbiano appartenuto alle truppe della I Armata, con preferenza agli orfani di guerra, ai figli di invalidi più bisognosi: di distribuire dei dotalizi per l’importo da lire 1000 a lire 8000 ciascuno alle orfane dei militari che abbiano appartenuto almeno per sei mesi ad unità della 1^ Armataed alle figlie degli invalidi in disagiate condizioni economiche e che abbiano maggiormente ben meritato per azioni svoltesi sulla fronte della1^ Armata”.
Disciplinare per l’assegnazione dei contributi descritti all’articolo 1 dello Statuto
Naturalmente i lettori più giovani sorrideranno con una certa sufficienza riscontrando che veniva fornita la dote alle orfane di guerra mentre per i maschi si parla di sussidio allo studio… per il conseguimento dell 3° elementare! Ebbene non ci si meravigli di tutto ciò considerando che agl’inizi del secolo l’analfabetismo imperava pure nella nostra Regione e se una ragazza in età da marito non avesse posseduto la fatidica dote, molto probabilmente le restavano due alternative: prendere i voti o rimanere “zitella”.
Queste particolari forme di sostegno si sono estinte per una inesorabile legge anagrafica e dunque ai giorni nostri la Fondazione assolve esclusivamente il punto primo dell’art. 1 dello Statuto ma giova ricordare che il diritto allo studio allora non era tutelato oltre che riservato quasi esclusivamente ai maschi, mentre alle femmine, pure il diritto al voto fu concesso solamente dopo la II guerra mondiale.
Purtroppo anche l’investimento a Suo tempo convogliato nel “fundus” rimase congelato in 2 milioni di lire in Buoni infruttiferi del Tesoro, fino all’avvento della moneta unica europea che ne decretò lo scioglimento ovvero il rimborso al Tesoriere dell’Ente – detratte le spese di registro e aggi bancari – per un importo che dieci anni or sono sfiorò i … novecento euro.
Dunque attualmente la Fondazione si sostiene in virtù delle quote associative degli Enti citati in premessa, oppure anche grazie alle elargizioni di privati o Imprese, essendo il Suo patrimonio immobiliare divenuto Storico e dunque assoggettabile alla legge sul mecenatismo che consente determinati sgravi fiscali alle Aziende.
Vi sono poi quote associative per Soci privati, per i Soci ordinari, Soci straordinari e Soci ad Honorem. L’assemblea dei soci viene convocata una volta all’anno al termine della cerimonia annuale commemorativa che avviene l’ultima domenica di giugno per celebrare la battaglia del 2 Luglio su Pasubio, ed è chiamata a ratificare l’operato del Cda nelle scelte programmatiche ed economiche.
Come si diceva poc’anzi la Fondazione è retta da un Cda composto dai Sindaci e Presidenti di Provincia “pro tempore” oltreché da 2 membri nominati dal Ministero dell’Interno e 2 dal Ministero della Difesa, tutte le cariche sono gratuite e non beneficiano neppure di rimborsi alle spese sostenute per la trasferta.
Presidente in carica:
Gen. C. A. Domenico Innecco
Vice Presidente:
Gianni Periz
La sede legale:
Vicenza, in corso Palladio 98, ospitata al piano terreno di Palazzo Trissino
Palazzo Trissino fu sede del Comando della 1^ Armata e ancor oggi, nello Studio del Sindaco, è conservata la mobilia originale dell’epoca usata dal Gen. Guglielmo Pecori Giraldi, poi divenuto Maresciallo d’Italia.
Sul colle Bellavista, nella Casa della 1^ Armata, contigua al Sacrario, donata dalla Curia Vescovile, in quanto originariamente residenza estiva del Vescovo Rodolfi, già Presidente del Comitato per la costruzione dell’Ossario, La Fondazione 3 novembre 1918, al fine di tramandare nel tempo valori e principi fondanti del proprio Statuto, ha da tempo ricavato un Museo, che da qualche anno è stato totalmente rinnovato e che molti visitatori hanno definito un grande Museo in un piccolo spazio