IL SACRARIO DEL PASUBIO, cenni storici
Mons. Dott. Antonio Marangoni
Il sacrario del Monte Pasubio ha le sue origini nel 1917, quando i soldati italiani della Prima Armata, sopravvissuti alla “Strafexpedition”, vollero costruire un’edicola in onore della Madonna Immacolata col permesso del vescovo di Vicenza, Mons. Ferdinando Rodolfi, il quale fin da subito si prese a cuore l’iniziativa. Fu costituito un Comitato vicentino, presieduto dal vescovo, che maturò l’idea di edificare anche un sacrario-ossario sul Pasubio. Per il progetto si offrì spontaneamente l’architetto vicentino Ferruccio Chemello (1862-1943) che lavorò gratuitamente per onorare la memoria del figlio alpino ucciso sull’Ortigara. In un primo momento fu costruita una cappella, benedetta nel Natale del 1917, in cui fu riprodotta in miniatura la grotta di Lourdes.
L’anno dopo a dicembre, il comandante della Prima Armata gen. Guglielmo Pecori Giraldi, d’accordo con il Comando Supremo, aderì all’impresa già in atto, ottenendo che il Comitato divenisse nazionale: il generale ne fu nominato presidente, mentre al vescovo andò la vice-presidenza. Nel 1920 furono eseguiti i primi sopralluoghi per scegliere il posto su cui innalzare il monumento, e finalmente fu scelto il Colle di Bellavista perché più accessibile, ma soprattutto per la posizione incantevole, a 1265 metri di altezza. Il terreno venne offerto dal Comune di Valli del Pasubio e i lavori iniziarono subito, sotto la direzione di Chemello, il cui disegno fu approvato dagli organi civili e militari competenti il 20 febbraio di quell’anno. Venne incaricata la ditta edile Pravato di Thiene, la quale realizzò innanzitutto una strada che collegasse il luogo con Pian delle Fugazze, e quindi procedette a spianare il colmo del colle sul quale si dovevano scavare le fondamenta. La prima pietra fu posta il 1° luglio 1920 dall’arcivescovo di Trento Mons. Endricci, presenti Pecori Giraldi e molte autorità.
La roccia nera e grigia utilizzata per l’edificio fu estratta da una cava aperta alle pendici del Monte Cornetto e trasportata tramite teleferica allestita dal Ministero della Guerra. I blocchi di marmo bianco, invece, provengono dalle cave di Magré e di Piovene Rocchette. Il cantiere durò sei anni, interrotto dalle stagioni invernali e dalla difficoltà a reperire la considerevole somma di denaro necessaria.
Comunque nell’estate del 1921 la parte inferiore del sacrario poté accogliere le prime duemila salme di soldati caduti. A novembre del 1924 si giunse alla copertura e tra il 1925 e il 1926 furono eseguiti i lavori di finitura e di ornamento. All’epoca si arrivò a una spesa di circa un milione di lire. Il sacrario fu inaugurato il 26 agosto 1926 alla presenza del re Vittorio Emanuele III e benedetto dal vescovo Mons. Rodolfi, il quale volle edificata a pochi passi la sua casa per ferie, poi donata alla “Fondazione 3 novembre”. Il monumento a pianta quadrata si presenta come una piramide tronca poggiante su un largo basamento contornato da balaustrata.
La parte superiore si sviluppa su quattro piani (più un ulteriore piano tecnico di passaggio), mentre nel basamento è ricavata la cripta con i corridoi collegati, dove sono custodite le spoglie dei militari morti durante il conflitto.
Un’ampia scalinata conduce alla cappella del primo piano, a croce greca, coperta da grandi arconi, sul cui altare si staglia la statua della Madonna scolpita in marmo bianco di Carrara dal vicentino Giuseppe Zanetti (1891-1967). Tutte le pareti interne sono state decorate ad affresco dal pittore toscano, ex-combattente della Prima Armata, Tito Chini (1898-1947): nella cripta a grafito bianco e nero su fondo oro figure di guerrieri che montano la guardia alle tombe; nel sacello una teoria di santi guerrieri alle pareti e la SS. Trinità sul soffitto, tra un anello e quattro aquile; al secondo piano la Sala dell’Attesa, locale basso e severo, con figure monocrome di militari; al terzo piano la Sala dell’Apoteosi, con scene celebrative della guerra (l’attesa della battaglia in trincea; l’attacco; il dolore e la gloria nel campo dopo la battaglia; la glorificazione del soldato); al quarto piano la Sala della Cupola, col disco solare dorato dipinto al centro della volta, fra una costellazione di cuori in fiamma, mentre cordoni di spine decorano i nicchioni delle quattro finestre a croce.
Il basamento del Sacrario ha una fronte di 21 metri a terra e di 14,50 metri alla sovrastante terrazza, ed è alto 3,50 metri. La torre monumentale, larga alla base 10,50 metri, ha un’altezza di 31,50 metri cosicché l’intera costruzione è alta 35 metri.
Nel sacrario-ossario vi sono 59 loculi per i soldati decorati e 450 loculi per le altre salme identificate, mentre le salme non identificate sono riposte in 94 loculi comuni. Il numero delle salme conosciute è di 1.558 soldati, di quelle ignote italiane 3.400 e 60 di salme ignote austriache. Nel luglio del 1953 è stata traslata da Firenze anche la salma di Pecori Giraldi, Maresciallo d’Italia, e collocata in posizione d’onore all’interno della cripta.
Con Regio Decreto n. 1386 del 29 ottobre 1922 la zona fu dichiarata “sacra”, luogo emblematico atto a ricordare, mediante conservazione integrale del terreno e delle opere belliche ivi situate, gli eventi più significativi della Prima Guerra Mondiale sul fronte italiano. Circoscritta da 30 cippi in pietra bianca, recanti incisi i nomi dei militari che sul Pasubio hanno meritato la medaglia d’oro al Valor Militare e la denominazione dei reparti combattenti in loco, la zona sacra si sviluppa lungo il crinale iniziando da Cògolo Alto e comprendendo Cima Palon e il Dente Italiano fino alla Selletta dei Denti.
Monsignor Antonio Marangoni
SACELLO OSSARIO DEL PASUBIO
Venne costruito nel 1926, per iniziativa della Fondazione
“3 novembre 1918 pro combattenti della 1a armata”, per contenere le spoglie dei soldati, italiani ed austriaci, caduti nell’area del Monte Pasubio durante la prima guerra mondiale, si trova a circa
2 km da Pian delle Fugazze, collegato al passo stesso dalla diramazione della ex strada statale 46, sul promontorio del Colle di Bellavista che domina la vallata del Leogra, proprio sotto il Cornetto.
È una pregevole costruzione di gusto razionalista progettata dall’architetto Ferruccio Chemello e decorata da Tito Chini e Umberto Bellotto. Un vero e proprio “faro” alto 35 metri, con la lanterna luminosa a forma di croce, visibile a grande distanza.
È costituito da due parti: l’ossario ed il sacello. L’ossario, ricavato nel basamento della torre, comprende una cripta centrale e due gallerie concentriche. Nella cripta sono raccolti i resti di 70 decorati al valore militare e vi è stata tumulata la salma del Generale Guglielmo Pecori Giraldi, che resse il Comando della 1a armata dal 9 maggio 1916 sino alla conclusione vittoriosa del novembre 1918.
Ogni anno, l’ultima domenica di giugno, vi è una celebrazione in memoria dei caduti in corrispondenza dell’anniversario della più sanguinosa battaglia avvenuta sul vicino massiccio, il 2 luglio 1916. L’Ossario del Pasubio, insieme a quelli di Tonezza del Cimone, del Monte Grappa e di Asiago compare in uno dei quattro quarti dello stemma della provincia di Vicenza.